XLIX
Zürich 2020
Studio Spazio Natura
r.
Quest’opera rappresenta l’inscrivere all’interno di uno spazio fisico geometricamente definito, frammenti di un paesaggio dell’infinita pianura attraverso la stesura del colore su due piani inclinati verso un punto di fuga comune.
Questo lavoro fa parte di un ampio ciclo sulla ricerca emozionale del colore nello spazio fisico circoscritto, qualsiasi esso sia: domestico, pubblico, laico o sacro.
Attraverso l’inserimento di nuovi piani prospettici su cui vengono stesi, campi “monocromi” di colore, o altre volte distorsioni prospettiche più o meno estreme di paesaggi naturali, con la volontà di ridisegnarne dello spazio la sua.
resta coinvolto attraverso una sua precisa alterazione. Lo spazio diventa semplicemente il luogo e la prospettiva ne diviene il mezzo per rappresentarlo in maniera più o meno empirica trattandosi di figurazioni ipotetiche, “ne totalmente terrestri, né totalmente celesti” (Frà Giovanni da Fiesole).
All’interno di questo studio che ha un principio ma non ne vede la sua fine, vi è un chiaro condizionamento dalla di quella “perspectiva pingendi” elaborata dai grandi maestri del Quattrocento in Italia:
“La prospettiva come i grandi toscani l’hanno elaborata nel Quattrocento, Dio sa se la si può mettere al servizio del fantastico, dell’irreale, del sogno” (Yves Bonnefoy: L’entroterra. 2004 Donzelli editore)
(Antonio Monaci 19 Maggio 2020. Testo per la mostra “Paperwork” in Zürich)